di Valeria Potì
Quando abbiamo iniziato questa avventura, lo abbiamo fatto nella consapevolezza e forte desiderio di comprendere il cambiamento prima di poterlo raccontare, di viverlo sulla propria pelle per esserne testimoni.
Studiamo documenti a volte complessi, percorriamo chilometri su percorsi incerti pur stando sempre nello stesso luogo, indaghiamo per un tempo indefinito il paesaggio, gli oggetti, i componenti, i macchinari, gli uomini.
Gli uomini.
Rapiti, li osserviamo compiere gesti naturali, per uno solo dei quali noi potremmo non avere abbastanza forza ed energia.
Muovono mezzi imponenti, rudi e arroganti che alla loro guida sembrano danzare.
Si mostrano equilibristi su terreni impervi, sembrano non patire il caldo e la fatica.
Sono forza applicata all’ingegno, in un’impresa in cui l’ingegno è fondamentale ma sarebbe nullo senza la loro forza.
Parlare con loro è per noi la la fonte principale di comprensione, sono allo stesso tempo attori di questo cambiamento e primi abitanti di uno spazio che sta diventando luogo di una comunità.
Imparare a conoscerli nella misura delle parole e dei silenzi, ci consente di stare al loro fianco, con rispetto e con il desiderio un giorno, di riuscire ad osservare anche dalla loro prospettiva.
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